
Giorgio Griffa, Abotom, 2018, acquerello e china su carta (dettaglio) - foto: Federico Rizzo
Giorgio Griffa, Abotom, 2018, acquerello e china su carta (dettaglio) - foto: Federico Rizzo
Acquerelli, chine, matite e carboncini disegnano mondi nascosti ed aprono spiragli da sciamano sull'ignoto in questa intima mostra di sole carte di Giorgio Griffa, che abbraccia 50 anni di lavoro, dal 1975 al 2025. Segni e colori - come scrive il Sindaco di Rittana, Giacomo Doglio - che invitano alla contemplazione di una creatività densa di poesia. La mostra, curata dalla Fondazione Giorgio Griffa, si inserisce nel programma del Comune di Rittana e del suo Mudri (Museo Diffuso di Rittana), entrambi molto attivi nell'organizzare e proporre interessanti iniziative di arte contemporanea.
Accompagna l'esposizione un catalogo in italiano e inglese edito da Primalpe, che contiene un testo del curatore e fedeli riproduzioni fotografiche delle opere e di alcuni dettagli che aiutano ad apprezzare qualità e peculiarità degli acquerelli e delle carte.
Il lavoro su carta di Giorgio Griffa ha sempre fedelmente affiancato la pittura su tela fin dal primo ciclo dei Segni primari, dando vita a un percorso autonomo, forse meno noto al pubblico, ma perfettamente parallelo, con pari dignità e senza gerarchie a priori. Ogni carta è opera a sé (mai bozzetto o progetto), tassello di un sentiero forse più intimo, ma non meno efficace, per nutrire la mano e dar voce a storia e memoria di segno e colore che accompagnano da tempi remoti l’uomo in un millenario processo di conoscenza del mondo.
Le carte di Giorgio, con la loro delicata presenza, si adattano perfettamente agli spazi raccolti, quasi monacali, dell’ex casa parrocchiale di Rittana oggi trasformata in sede per esposizioni di arte contemporanea. Un connubio felice che sembra invitare alla meditazione, suggerire silenzio e sacralità. Forse ancor più della tela, la carta evoca questa dimensione, con la sua fragilità esaltata dalla delicatezza eterea dell’acquerello, con la sua leggerezza porosa capace di accogliere e restituire tracce diverse di gesti della mano dell’uomo, che fin dalle origini le ha affidato immagini, simboli, metafore, parole, canti, invocazioni. Nel lavoro di Giorgio Griffa, la carta è “spazio sacro”, luogo della ritualità del dipingere – Abotom per dirlo con parola di sciamano – materia intelligente libera dalla funzione di rappresentare altro, libera da una narrazione specifica per poter accogliere tutte le narrazioni dell’uomo e del mondo.
Giulio Caresio