

La Fondazione Giorgio Griffa presenta D1-D5 mostra di Giorgio Griffa e Simon Starling articolata in cinque tappe espositive che accostano opere dei due artisti. Cinque dialoghi che nascono in alcuni casi da progetti condivisi e collaborazioni dirette, in altri da affinità formali, materiche e concettuali, che creano risonanze e intrecci, aprono terreni di confronto e suggeriscono inedite direzioni di indagine.
Uno scambio ricco di corrispondenze, simmetrie e contrasti che prende forma anche in un "ping pong" di testi appositamente scritti da Griffa e Starling per accompagnare ognuna delle tappe della mostra.
La collaborazione Griffa-Starling nasce nel 2017. Simon rimane colpito da rari pennelli artigianali giapponesi realizzati per i maestri della lacca urushi con i capelli delle pescatrici di perle Ama, particolarmente compatti grazie alla lunga permanenza in mare e all’assenza di lavaggi con tensioattivi chimici. Spedisce i pennelli a Giorgio perché li utilizzi. Ne derivano tre grandi carte dipinte che poi Simon “annota” con un testo sul vetro dietro cui vengono incorniciate.
Tre lavori a quattro mani che in occasione della mostra D1-D5 vengono esposti mettendo in relazione istituzioni e luoghi dversi: Noise (Annotated) in mostra nell'Art Space della Fondazione, Oblique 3 (Annotated) visibile al MAO - Museo di Arte Orientale di Torino, e Golden Ratio (Annotated) esposto dal 5 novembre presso Casey Kaplan Gallery a New York.
Tra le undici opere in mostra, oltre a Noise (Annotated), due installazioni di Starling, Head to Toe e As he buffs..., che testimoniano il suo interesse per le connessioni, i processi produttivi e per la natura e le possibilità di collaborazione, e due grandi tele di Griffa del 2025, Disordine PO e Autoxylopyrocycloboros, quest'ultima appartenente al ciclo Alter ego è un omaggio all'omonima multiforme opera di Starling (film, diapositive, stampe...) di cui troviamo in mostra una stampa bruciata, e di cui una più ampia versione con 38 fotocolor e proiettore è conservata nella collezione della GAM di Torino.
Anteprima del "ping pong" scritto per il dialogo D1
G. La prima cellula che si moltiplicò, all’inizio della vita, fu un atto di disordine nell’ordine precedente, e così di seguito sino a divenire pesci, formiche, elefanti.
S. Head to Toe è una quieta cacofonia di piccoli disordini, una camera d’eco di mutazioni materiche e dimensionali. La resina di un albero diventa lacca nera. Il tronco, da cui quella resina proviene, è stato tagliato di lunghezza pari all’altezza dell’artigiano che ha steso la lacca scura su una vetrina, utilizzando un pennello realizzato con i capelli di una Ama giapponese (pescatrice di perle). La vetrina laccata ora contiene un lingotto d’oro. Il lingotto, reso lungo quanto il tronco, emana la sua luce grazie a una lampadina assemblata a mano. Il filamento di tungsteno della lampadina, della lunghezza del lingotto, del tronco e alto quanto l’artigiano, illumina i suoi sandali fusi e colati in tungsteno, divenuti sorprendentemente pesanti. L’oro colora di rosso il vetro, e così via. Il fare si incarna, dalla testa ai piedi.
Ci sono forse echi di questi scambi, di questi effetti a catena, in Disordine PO?
G. Il colore, il pennello, il tessuto, i segni, l’imprevisto, la mia mano, il tempo, ciò che accade sulla tela: sono tutti protagonisti.
S. Il pennello è diventato il vero protagonista delle tre opere collaborative che abbiamo realizzato nel 2017, un pennello “evocativo” realizzato con i capelli delle donne Ama – capelli perfetti per stendere l’ultimo, cruciale strato della lacca urushi. Non riuscendo a usare io stesso questo oggetto così denso di significati, decisi di invitarti a impugnarlo: il risultato fu un insieme di tre serie molto distinte di segni o codici. Successivamente annotai i tuoi disegni a inchiostro con un ulteriore testo, ricollegando il pennello/strumento alla sua storia d’origine. Per me è stata una collaborazione esemplare, piena di fiducia e generosità. Il pennello sapeva in quali mani voleva trovarsi.